Il grandioso organo di Strambino
Organista: Walter Savant-Levet
Organo Chiesa dei SS.Michele e Solutore di Strambino
Edizioni Leonardi Milano – CD – DDD – LEOCD062 – 2019
di Federico Borsari
Abbiamo con piacere ricevuto quest’ultima produzione della Edizioni Leonardi di Milano per la celebre collana discografica “Antichi Organi del Canavese”, di cui abbiamo già in precedenza recensito diverse interessantissime incisioni. Questa volta l’attenzione di Adriano Giacometto e Roberto Ricco (impeccabili curatori di questa collana editoriale, di cui esiste anche un interessantissimo sito internet) si è rivolta ad uno dei migliori e più importanti strumenti della produzione di Giuseppe Serassi (stiamo parlando di Giuseppe Serassi II, nipote dell’omonimo Giuseppe Serassi che aveva fondato nel 1760 a Bergamo la sua prima bottega organaria), che è ritenuto l’esponente di maggiore importanza della famiglia ed a cui sono attribuite alcune importanti “invenzioni” nel campo dell’organaria italiana “moderna” come la Terzamano, l’adozione della tastiera “lunga” di sei ottave (con 12 tasti in più al basso) e che è unanimemente ricordato per la realizzazione della “catenacciatura” più lunga mai realizzata per un organo meccanico (quello di S. Alessandro in Colonna a Bergamo), che raggiunge gli oltre trenta metri di lunghezza e che con l’ausilio di un sistema di pendoli perfettamente regolati, correndo entro un corridoio sotterraneo, da una consolle situata nel corpo d’organo “in cornu Epistulæ” aziona il corpo d’organo sul lato opposto dell’abside.
Lo strumento trattato in questo disco è quello realizzato nel 1810 per la chiesa dei SS. Michele e Solutore di Strambino (Torino), imponente architettura progettata da Carlo Andrea Rana ed edificata nel ventennio tra il 1764 ed il 1786, e fa parte degli organi sicuramente attribuiti a Giuseppe II (a differenza di quelli da lui realizzati fino al 1799 insieme al padre Luigi e che sono frutto di una collaborazione tra entrambi). Si tratta di un grande organo con due tastiere di 61 tasti (Grande Organo e Secondo Organo) e pedaliera inclinata corta di 17 note che presenta un’importante ed imponente disposizione fonica (55 registri nominali, spezzatura tra Bassi e Soprani, per un totale di quasi tremila canne) ed alcune particolarità interessanti come la presenza di un registro di “Trombe Tirolesi” a “forte” pressione (70 mm. rispetto ai 50 del resto dello strumento) ed alla grande “consistenza” timbrico-fonica del secondo organo, che conta circa mille canne. Oltre a questo è degna di attenzione la presenza di piramidi di Ripieno molto ampie (undici file al Grande Organo, sei file al Secondo Organo ed otto file al Pedale) ed un variegatissimo e nutrito numero di ancie molto caratterizzate. Il tutto su di una solidissima base di 24 piedi. Le vicende storiche di questo organo, con ottima cura descritte nel libretto a corredo, lo hanno visto passare tra molte mani (dagli stessi Serassi, nel 1834 e nel 1865, ai Foglia nel 1885 e nel 1921, a Vegezzi-Bossi nel 1973) fino al più recente completo restauro, effettuato tra il 2016 ed il 2019, da Renolfi. Attualmente questo strumento è perfettamente funzionante nelle sue originarie caratteristiche timbrico-fonico-meccaniche e rappresenta una – a nostro parere – delle migliori testimonianze della scuola organaria italiana del primo Ottocento. E il repertorio selezionato per rappresentare questo grande organo in questa incisione non poteva che essere squisitamente “italiano” ottocentesco ma con un paio di azzeccatissime “incursioni” nel coevo repertorio francese, che coronano perfettamente una scelta editoriale di grande spessore che consente all’organista di poterci “dispiegare” anche tutte le raffinatezze timbriche che questo bellissimo strumento nasconde e custodisce tra le pieghe della sua imponenza fonica, al di là dei maestosi ripieni, delle magniloquenti ancie e dei corposi registri di fondo. Il programma del disco si apre con Rossini, di cui possiamo ascoltare la Gran Sinfonia dal Tancredi nella quale già possiamo assaporare di che pasta sia fatto questo organo. Seguono la Pastorale di Giovanni Morandi ed il Grande Offertorio di Donizetti. Di Padre Davide Da Bergamo (Felice Moretti) possiamo poi ascoltare la Sonatina in La per Offertorio o Postcommunio, l’Elevazione in Fa e la Sonatina in Sol anch’essa per Offertorio o Postcommunio.Di Giovanni Quirici ci vengono poi proposti il Valzettino in Do ed un Allegro Moderato per la Consumazione. Di Petrali possiamo poi gustare un Allegro Moderato (che è lo Studio n. 6 dal Terzo Libro degli “Studi per l’Organo Moderno”) e la Marcia per dopo la Messa, brano conclusivo della prima “Messa Solenne”. Concludono il disco le “chicche” francesi che sono una Musette ed un Offertoire di Antoine-Edouard Batiste, organista parigino molto noto per essere stato per oltre vent’anni organista a Saint-Eustache e che vinse il Prix de Rome nel 1840 all’età di soli vent’anni, e tre brani di Léfébure-Wely: Pifferari, Elevation ou Communion e, come brano conclusivo del disco, una sua trascrizione dal “Barbiere di Siviglia” della famosa aria “Una voce poco fa” di Rossini che, idealmente, chiude il cerchio di questo repertorio che copre circa un secolo di grande musica organistica. Di Walter Savant-Levet abbiamo già recensito una decina di incisioni su queste pagine e di lui abbiamo sempre sottolineato la splendida tecnica e l’accuratezza dell’interpretazione che ne contraddistinguono le performances. Torinese, si è dedicato alla musica dall’età di quattro anni e si è poi diplomato, sempre a Torino, in pianoforte, organo, composizione, musica corale, direzione di coro e didattica della musica. Ha frequentato corsi di perfezionamento con Tagliavini, Isoir, Radulescu, Roth e Litaize ed ha frequentato i corsi estivi di Haarlem. Vincitore e finalista di diversi prestigiosi Concorsi Internazionali, concertista di grande esperienza, è uno degli organisti “di punta” della collana discografica “Antichi Organi del Canavese”, per la quale ha registrato svariati dischi. Anche in quest’incisione non possiamo che evidenziare la sua grandissima esperienza nel campo della musica italiana “orchestrale” ottocentesca, in cui sicuramente eccelle sia per approfondimento dell’aspetto estetico che per la grande sensibilità riguardo all’analisi storiografica e musicologica. La sua splendida tecnica, a tratti anche altamente virtuosistica (ma senza mai sconfinare nello “spettacolo” fine a se stesso), la perfetta conoscenza dell’aspetto organologico ed una raffinatissima “arte della registrazione” rendono anche questo suo ultimo disco una vera e propria “chicca” musicale da tenere in grande considerazione. La registrazione è stata effettuata nel mese di Aprile 2019 da Roberto Ricco, che si è anche occupato delle operazioni di editing e postproduzione. La presa di suono, come nelle precedenti incisioni, è molto chiara e pulita con una speciale attenzione all’evidenziazione delle varie e particolari voci solistiche dello strumento, senza peraltro mai perderne di vista l’unitarietà e compattezza fonico-timbrica, che risalta in tutta la sua ampiezza e grandiosità negli insiemi e nei ripieni. L'”ambiente” è sempre ben calibrato e dosato nella giusta misura per rappresentare al meglio la forte personalità di questo organo che, a nostro parere, è finora uno dei migliori nel panorama degli strumenti trattati da quest’importante iniziativa editoriale. Molto accurato, come sempre, il libretto a corredo (16 pagine comprese le copertine) in cui sono riportate esaurientissime notizie storiche sulla chiesa e sullo strumento, la sua disposizione fonica e le caratteristiche tecniche dettagliate nonché un breve ma sostanzioso “inquadramento” storico-musicologico del repertorio. Il progetto grafico è di Adriano Giacometto e le fotografie a corredo (opera di Pier Luigi Furno) contribuiscono a completarlo in modo assai esauriente. Ricordiamo, inoltre, che all’organo di Strambino è stato dedicato, a cura dello stesso Adriano Giacometto, un bel volume edito dall’Associazione Giuseppe Serassi in cui ne vengono trattati in modo molto ampio e dettagliato tutti gli aspetti. A nostro parere si tratta di un disco molto ben fatto, interessante e di grande piacevolezza d’ascolto, che ci presenta un vero organo “orchestrale” italiano ottocentesco, un bravissimo organista molto esperto in questo genere musicale ed un repertorio che risulta assai “gradevole”. Lo consigliamo con piacere a tutti i nostri lettori.